“Lavorare qui significa partecipare a un
percorso di crescita e questa è sempre una cosa molto impegnativa, ma
coinvolgente- spiega Carla Paolesse, direttrice sanitaria dell’ambulatorio, nelle parole riportate da ‘Osa news’- Il nostro lavoro consiste nel cogliere il meglio in ognuno dei nostri utenti,
e come una lente d’ingrandimento cerchiamo di trasformare ogni
miglioramento in un grande successo”. Le giornate qui sono scandite da
momenti precisi. “I pazienti accedono alla lista d’attesa tramite la
richiesta di uno specialista, della Asl o dell’ospedale- aggiunge- Il
turnover degli utenti segue la dinamica delle dimissioni e dei nuovi
inserimenti. La presa in carico del nuovo utente avviene secondo una
serie di procedure e protocolli definiti: la prima visita con il medico
responsabile del progetto, la redazione del programma riabilitativo
individualizzato e la costituzione del gruppo di lavoro. Ogni utente è
seguito da una equipe multidisciplinare formata, sulla base dei bisogni
riabilitativi che sono emersi in visita, da diversi professionisti”.
La missione dell’ambulatorio ripercorre l’operato di Osa dal 1985: affiancare il trattamento riabilitativo e quello di integrazione sociale in un percorso comune.
“La strada è lunga, ma noi vogliamo percorrerla con i nostri utenti,
perché si sa: quando si cammina in compagnia la strada sembra più corta e
la fatica si affievolisce, soste nendosi a vicenda”, spiega Vincenzo Palmieri,
responsabile del settore riabilitativo. “E’ nel nostro dna vivere
insieme all’utente, coinvolgerlo tenendo conto delle esigenze di tipo
sanitario e sociale. Per questo motivo, nel nostro ambulatorio, abbiamo
potenziato l’assistenza sociale per rafforzare il supporto alle famiglie
e per migliorare l’interazione con la rete dei servizi territoriali”.
Gli orari di apertura dell’ambulatorio sono un aspetto importante per le
famiglie dei pazienti, che possono chiedere informazioni praticamente
in ogni momento della giornata.
“L’utenza ha la possibilità di venire
qui e ricevere tutte le indicazioni di cui ha bisogno- fa notare Elvira,
responsabile della segreteria- E’ possibile anche prendere informazioni
su come funziona il centro e su come ci si può iscrivere in lista
d’attesa”. Un ruolo importante lo occupa la comunicazione con gli utenti stranieri,
che rappresentano un quinto dei pazienti che frequentano il centro.
“C’è un’attenzione particolare a questo- conferma- perché quando tu dai
un messaggio è fondamentale che l’utente ti abbia compreso. È un lavoro
dispendioso, ma necessario e molto importante”.
Sono tante le storie vissute
nell’ambulatorio, come quella di un ragazzo con gravi difficoltà di
comunicazione che, dopo anni di riabilitazione continuativa, a 12 anni
ha iniziato a leggere. “Adesso ha la possibilità di comunicare e
accedere alle conoscenze attraverso la letto-scrittura, gli si è aperto
un mondo tutto nuovo”, racconta la direttrice Paolesse.
“È stata una bella soddisfazione per noi e per i suoi genitori, ma
prima di tutto per lui”. Si lavora tutti insieme all’ambulatorio di via
Taldi: pazienti, operatori, famiglie. “Noi cerchiamo di instaurare un rapporto di massima collaborazione con le famiglie,
ma anche di rispetto degli ambiti reciproci. Quando un bimbo cresce, ci
sono appuntamenti di vita che i genitori condividono con noi.
Penso, ad esempio, ai primi passi o alle
prime parole che spesso i nostri piccoli utenti sperimentano nelle
stanze di terapia o al passaggio alla scuola elementare che per molti
dei nostri bambini è una situazione di pathos, anche positivo perché
stanno diventando grandi”. A crescere è anche la persona. “Bisogna
trovare le chiavi giuste per poter far sviluppare questa crescita-
conclude Palmieri- Le famiglie qui si sentono coinvolte e accettate,
c’è un rapporto di amicizia che si crea con gli operatori. Tante volte
per un bimbo lavorare in un ambulatorio rappresenta una fonte di stress,
noi qui cerchiamo una chiave di lettura a 360 gradi e molte volte i
risultati sono migliori di quelli che ci eravamo prefissati
inizialmente”.
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